Ricordi di pugilato

Ricordi di pugilato

 

Era metà luglio del 2009; il 16, per l’ esattezza.

 Non so come, ma Emilio Pisani era riuscito a farsi dare lo spazio dei Canottieri sotto agli Uffizi oltre ad un contributo dal Comune di Firenze, per organizzare una riunione pugilistica a nome Boxe Robur Scandicci a titolo gratuito, gli  spettatori potevano contare su oltre cento posti a sedere e sul parapetto della spalletta del lungarno sovrastante per godersi lo spettacolo in una cornice unica.

 La serata prevedeva incontri di boxe tra atleti di società pugilistiche del territorio fiorentino (Accademia Pugilistica Fiorentina, Boxe Robur Scandicci ) contrapposti ad una rappresentativa croata.

Già altre volte avevamo affrontato atleti provenienti dalla ex-jugoslavia, trovandoci ad aver a che fare con ragazzi preparati sia sul piano atletico che su quello prettamente pugilistico; comunque sia, eravamo quasi sempre riusciti a portare la buccia (e la vittoria) a casa.

Il match di cartello, quella sera, riguardava la categoria 64kg, prima serie, tra il veterano fiorentino Dagliana (già campione Italiano, ma non sto a dilungarmi) e il titolare della nazionale Croata Katalinich.

I due si erano già affrontati un paio di volte ottenendo una vittoria ciascuno, ma quella sera, in uno scenario unico e irripetibile, l’ orgoglio del pugile fiorentino finì per prevalere nettamente sul talento e le abilità del più giovane Croato.

Se non ricordo male, il mio fu l’ incontro di chiusura della serata; di fronte a me avevo un ragazzetto di appena 18 anni e, già all’ operazione di peso, vedendo la sua giovane faccia pulita, pensai che forse avessero sbagliato gli accoppiamenti e che a me avrebbe dovuto toccare un ragazzo più vicino ai miei quasi 34 anni, invece che quello sbarbatello che non aveva certo l’ aria di poter combattere con “quelli più grandi”.

Dopo i primi trenta secondi dalla campana di inizio, mi resi conto che la mia valutazione era quanto di più lontano dalla realtà dei fatti.

Quel ragazzo era veloce, tecnico, determinato e…aveva 16 anni meno di me.

Spostamenti di misura, contrattacchi fulminei; oltretutto, anche se i suoi colpi spesso finivano sulla mia guardia, mi ero reso conto che il suo pugno era più che rispettabile.

 Credo che, nonostante la mia sorpresa iniziale, riuscii almeno a pareggiare la prima ripresa, durante la quale, comunque, non ero riuscito ad essere incisivo e pericoloso ma avevo lo stesso impensierito il giovane combattente, facendogli capire che non gliel’ avrei regalata.

 All’ angolo tra prima e seconda ripresa, il mio allenatore mi disse: “stai attento che questo ragazzino ti mette a sedere…” certo di provocare in me una reazione di orgoglio, inducendomi a dare qualcosa in più.

Risposi con fierezza che non ce l’ avrebbe fatta.

Dopo un minuto della seconda ripresa, cominciata da entrambe le parti, con più grinta e, dopo che ambedue avevamo portato colpi importanti a segno, in seguito ad un destro sulla parte alta della testa (forse mi ero abbassato troppo e il mio avversario mi aveva punito) mi trovai per qualche secondo a vedere “Grigio” da un occhio e, subito dopo, sentii la mia gamba sinistra che si irrigidiva, e conseguentemente mi trovai seduto sul tappeto.

Mi rialzai come una molla mentre l’ arbitro mi “contava” guardandomi dritto negli occhi.

Sapevo bene cosa ciò volesse dire: ad ogni minimo  segnale di incertezza da parte mia, l’incontro sarebbe terminato con verdetto di “PRSCH”; sostanzialmente KO in piedi.

 Non potevo vacillare; non potevo mollare.

 Arrivato al numero “Otto!” l’ arbitro mi fece cenno di fare un passo avanti per assicurarsi della mia stabilità;

 così, mentre avanzavo gli dissi: “Ci sono” e lo chiamai per cognome.

 Questo convinse il direttore di gara a farmi proseguire.

 Mi sono sempre reputato un perdente, perché riuscivo a dare il massimo soltanto quando le cose si mettevano male.

Il resto della seconda ripresa lo improntai all’ attacco ma con prudenza, vista la brutta esperienza di poc’ anzi.

 Cominciai la terza ripresa con un tifo assordante da parte degli spettatori che gridavano il mio nome incitandomi.

 Attaccai per tutti i tre minuti e riuscii ache ad infilare combinazioni degne di nota per precisione e intensità.

Comunque sia, quel giovane e abile combattente, dovette impegnarsi molto per arginare i miei attacchi anche se non riuscii a restituirgli il Knock Down del round precedente. Termino la terza ripresa e di conseguenza il match con un abbraccio, tra le grida e gli applausi a scena aperta del pubblico.

Il verdetto premiò il giovane guerriero Croato con qualche reclamo da parte della folla, ma tuttavia, ci poteva stare.

Venni poi a sapere che quel pugile era già in nazionale nonostante la giovane età e che era stato a combattere in Italia nei mesi precedenti vincendo molti degli incontri disputati con pugili più bravi di me.

Il giorno dopo mi scrissero e mi telefonarono molti amici che avevano assistito alla serata complimentandosi per il bel match che avevo disputato.

Lo stesso arbitro (che incontrai la sera dopo ad una riunione pugilistica fuori Firenze) si complimentò con me dicendomi che mi aveva dato una “chance” non stoppando i in seguito al brutto colpo ricevuto, perché sostanzialmente me la meritavo.

Si vince e si perde, ma da una sconfitta del genere non si può che uscirne migliori.

Maurizio Parrini