Taylor sulla cima del mondo, quattro cinture.

Si è concluso da poco un match straordinario, dove si potrebbe scrivere un volume enciclopedico sulla boxe.Taylor ha vinto, stravinto un match molto molto tattico, campione WBA, WBC,IBF,WBO superleggero.

Nella prima ripresa è l’inglese che ha la meglio su Ramirez,che fatica a trovare la distanza; stesso nella seconda ripresa, Josh porta i colpi, si muove,ma Jose inizia a prendere le distanze portando qualche buon colpo.Nella terza ripresa, succede quello che noi auspicavamo ( che sarebbe dovuto succedere a livello tattico per far pendere la bilancia dalla parte di Ramirez) tagliato la strada, portato le serie e fatto un lavoro(sopratutto al corpo) che oltre ai colpi ha un pò indebolito la mente dello scozzese.Stessa cosa, ma meno evidente è successa nella quarta ripresa, ma qui succede un episodio, l’americano per difendersi fa un giro su se stesso e incassa un colpo alla nuca pieno, lo avrebbe preso in viso..un pò secondo noi qui il match è cambiato.

Alla quinta realmente cambia qualcosa; Josh riprende in mani le redini, spostamenti veloci, grande cin( ci chiedavamo se ne avesse, si!!! è granitico, ha incassato dei colpi durissimi, li ha sentiti, ma non ha battuto chiodo, incredibile),e,inoltre mette  le sue serie, basate su un primo colpo micidiale. Alla sesta cambia il match, Ramirez porta un diretto destro andando in avanti con il corpo, e con la testa, riceve un gancio sinistro di incontro micidiale( da antologia della boxe), perchè Josh schiva il destro,  mancano pochi secondi alla fine, e dopo il conteggio resiste stoicamente, finisce la ripresa, viziata da un altro colpo dietro la nuca quando i pugili erano vicini, (difendersi sempre), Taylor oltre ad esser bravo e atletico è astuto, tutte le qualità di un campione.Settima ripresa, anche qui Taylor vince di due punti, Jose va di nuovo giù, mentre Taylor gestice lavorando con colpi e spostamenti la ripresa, in una fase dove i due sono vicini  e si colpiscono alla corta distanza, Jose, molla le mani dell’inglese che mette un montante e lo stende( questo è stato davvero un errore gravissimo da parte dell’americano e Josh come un gatto, ne ha approfittato, colpo da manuale, allo stesso tempo un’ingenuità davvero cara per Jose.Dall’ottava alla decima è stata palese la superiorità di Taylor, che però appena si è distratto ha incassato dei colpi che gli hanno fatto ricordare che Ramirez è un campione,e che quando si gicoa con un topo così si rischia; le ultime due riprese vanno a Ramirez, che avrebbe dovuto vincere per ko, ma così non è stato. Grande Josh oggi entra nella hall of fame, sono pochissimi i pugili ( sei penso),che invitti hanno unificato le cinture, e lui ha solo diciotto match da pro, e 30 anni. Onore a questo supercampione.

Quello che ha fatto la differenza: evidenziando la classe di Taylor e  la sua capacità di incassare, alla terza è tornato all’angolo sapendo che non aveva mai perso una ripresa, in tutta la sua carriera pugilistica così, dove Ramirez è stato davvero superiore, così è stata anche la quarta ma dalla quinta, possiamo dirlo complici “le sviste di Josè” la testa di Taylor è tornata al suo posto ed ha capito che poteva vincere sul piano della convinzione, sommato alle sue qualità atletice e fisiche. Davvero un match supertattico, con momenti di scambi fantastici,ma mai esasperati all’ultimo colpo, consci entrambi del potere dell’opponentem davvero bella tattica. onore al campione dei campioni Josh Taylor chirurgico, veloce dinamico, scacchiere, ripetiamo brutti errori di Jose,che di sicuro attribuiamo ad un livello di dilettantismo che in america va sul professinismo, ma li basta un attimo e cambia il volto del match, e quando combattono dei campioni lo sanno che tutto può volar via in un attimo, se si commette un errore, che non si può commettere a certi livelli.

Complimenti allo spettacolo. Grande Taylor, grandissimo perchè è uscito da una terza ripresa, dove è stato dominato alla grande, riprendendosi quello che di diritto ora è suo, e ci dispiace un pò, per Jose che ha dimostrato sul ring che è deficitario in quella scaltrezza che comunque, caratterizza anche un campione.

 

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